Lunedì, 02 Febbraio 2009 00:00

L' IDRAULICO POLACCO

Forse non lo ricordate, ma era proprio questo il nome con il quale si decise di definire il famoso diniego della Francia alla elaborazione e istituzione della Costituzione europea. I governanti francesi, in sostanza, temettero all’epoca che una carta comune fondante (quella attualmente in vigore non ha la forza istituzionale di una Costituzione) avrebbe potuto far trasmigrare masse di lavoratori dalle zone più povere d’Europa verso quelle più ricche e più bisognose di manodopera. L’idraulico polacco, oggi, è stato sostituito dal metalmeccanico suditaliano. E' quello che sta accadendo in Inghilterra, dove i lavoratori del posto manifestano contro un centinaio di dipendenti di una ditta siciliana che si è aggiudicata il subappalto dalla Total.

L' IDRAULICO POLACCO

 

Forse non lo ricordate, ma era proprio questo il nome con il quale si decise di definire il famoso diniego della Francia alla elaborazione e istituzione della Costituzione europea. I governanti francesi, in sostanza, temettero all’epoca che una carta comune fondante (quella attualmente in vigore non ha la forza istituzionale di una Costituzione) avrebbe potuto far trasmigrare masse di lavoratori dalle zone più povere d’Europa verso quelle più ricche e più bisognose di manodopera. L’idraulico polacco, oggi, è stato sostituito dal metalmeccanico suditaliano. Quello che sta accadendo in Inghilterra, dove i lavoratori del posto manifestano contro un centinaio di dipendenti di una ditta siciliana che si è aggiudicata, rispettando ogni regola e ogni accordo sindacale, i lavori di subappalto della francese Total, dà il senso della profondità della crisi economica e dei suoi immediati risvolti sulla tenuta dell’Unione Europea. Dicono i lavoratori inglesi: prima noi, poi gli altri. Gli si risponde: chi vince le commesse e rispetta ogni regola, ha il diritto di utilizzare i suoi dipendenti. Qualcun o sostiene che l’agitazione delle maestranze del Regno unito sia il frutto del mancato ingresso della nazione d’oltre Manica nel circuito dell’Euro. Sarà, ma oggi la preoccupazione sta nel fatto che, nonostante l’Europa sia indispensabile (come scrive il mio amico europarlamentare lucano Gianni Pittella in un suo recente e apprezzato saggio), si intravedono le ombre mai fugate dei nazionalismi ideologici e dei protezionismi economici. Il pericolo, insomma, che qualcuno faccia deflagrare una guerra (per giunta) fra poveri è nell’aria, anche perché l’Europa unita non può essere solo quella delle vacche grasse, ma anche, quando la crisi economica lo provoca, di quelle magre. Se così non sarà, ci troveremo davvero nei guai e, in Europa, la parola “guaio” si legge “totalitarismo”.

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