Mercoledì, 21 Novembre 2007 00:00

BERLUSCONI,SAVOIA, BORBONE…

Si è infuocato il dibattito politico nazionale. Il coup de théatre di Berlusconi ha lasciato tutti meravigliati, qualcuno addirittura adirato. Dal predellino di una vettura, il Cavaliere ha annunciato la nascita di una nuova formazione che si dovrebbe chiamare “Partito del popolo della libertà”. L’iniziativa è subito diventata oggetto delle analisi politiche dei tanti commentatori della materia. Quello che appare più evidente è che Berlusconi, dopo aver incassato la sconfitta del voto di palazzo Madama sulla nuova Finanziaria (5 voti di differenza della maggioranza rispetto all’opposizione) non ha gradito il giudizio negativo espresso dal leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini, che ha aperto subito il fronte del dialogo con il centrosinistra.

BERLUSCONI, SAVOIA, BORBONE…

Si è infuocato il dibattito politico nazionale. Il coup de théatre di Berlusconi ha lasciato tutti meravigliati, qualcuno addirittura adirato. Dal predellino di una vettura, il Cavaliere ha annunciato la nascita di una nuova formazione che si dovrebbe chiamare “Partito del popolo della libertà”. L’iniziativa è subito diventata oggetto delle analisi politiche dei tanti commentatori della materia. Quello che appare più evidente è che Berlusconi, dopo aver incassato la sconfitta del voto di palazzo Madama sulla nuova Finanziaria (5 voti di differenza della maggioranza rispetto all’opposizione) non ha gradito il giudizio negativo espresso dal leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini (che ha aperto subito il fronte del dialogo con il centrosinistra) e ha risposto alla sua maniera. Vale a dire, non cambiando le regole del gioco ma, addirittura, cambiando gioco! Congiuntamente al boom mediatico che ha subito accompagnato la sua dichiarazione, il capo di Forza Italia (che, per ora non si scioglierebbe, ma confluirebbe nella nuova formazione) ha aperto il confronto sulla riforma elettorale. Prende sempre più piede una soluzione “alla tedesca”, con uno sbarramento al 5 per cento e coalizioni non rigide, ma aperte a tutte le maggioranze, fino ad arrivare alla messa in campo della nota “grosse koalition” pur di governare il Paese. Anche l’ipotesi spagnola non è tramontata. Si tratta di una percentuale più bassa di sbarramento per i partiti (3 per cento) e di una minuziosa articolazione dei collegi e delle circoscrizioni elettorali, identificate grosso modo con le attuali province. Questa seconda ipotesi ci preoccupa, dal momento che la Spagna ha una monarchia costituzionale, sicuramente aperta e democratica. Dovremo assoggettarci anche a quella? E, soprattutto, ci toccherà di avere di nuovo sul trono i Savoia che, in questi giorni, hanno provato a mettere in mora lo Stato italiano, chiedendo centinaia di milioni di euro di risarcimento? No, grazie. Se proprio ci dovesse toccare un monarca, allora sarebbe meglio pensare a un emulo di Juan Carlos, non fosse altro perché si tratterebbe di un Borbone. Ovviamente si scherza, nessuni italiano rinuncerebbe alla sua Repubblica ma, in ogni caso… Indietro, Savoia!

 
Letto 492 volte