Martedì, 09 Dicembre 2008 00:00

IL CONSIGLIO DI SABATO: GLI INTERVENTI

Un dibattito non proprio esaustivo dei problemi posti sul tavolo. Così è sembrato a più d’un commentatore politico l’esito della seduta di dieci ore che ieri ha impegnato i lavori del Consiglio regionale della Basilicata, convocato per discutere su di un solo punto all’ordine del giorno: la crisi politica provocata dalle dimissioni dell’assessore alle Attività produttive e vice presidente della Giunta lucana Vincenzo Folino. Eccovi una seconda panoramica degli interventi pronunciati sabato nell’aula consiliare. Il dibattito, ad ogni buon conto, non ha conosciuto alcuna conclusione se non quella di tipo tecnico espressa dal presidente del Consiglio Prospero De Franchi. Non c’è stata replica da parte del presidente della Giunta Vito de Filippo.

IL CONSIGLIO DI SABTO: GLI INTERVENTI

Un dibattito non proprio esaustivo dei problemi posti sul tavolo. Così è sembrato a più d’un commentatore politico l’esito della seduta di dieci ore che ieri ha impegnato i lavori del Consiglio regionale della Basilicata, convocato per discutere su di un solo punto all’ordine del giorno: la crisi politica provocata dalle dimissioni dell’assessore alle Attività produttive e vice presidente della Giunta lucana Vincenzo Folino. Eccovi una seconda panoramica degli interventi pronunciati sabato nell’aula consiliare. Il dibattito, ad ogni buon conto, non ha conosciuto alcuna conclusione se non quella di tipo tecnico espressa dal presidente del Consiglio Prospero De Franchi. Non c’è stata replica da parte del presidente della Giunta Vito de Filippo. Non si sono udite, in aula, le voci degli assessori Roberto Falotico e Vincenzo Santochirico, né quella dell’ex assessore Folino, mentre l’assessore di Italia dei Valori Antonio Autilio era assente.

 

Dobbiamo immaginare una nuova stagione della politica – ha detto nel suo intervento il consigliere dei Popolari Uniti Luigi Scaglione - dove la crisi politica non sia crisi di rappresentanza, dove indebolire un Presidente, indebolire e liquidare con due battute un governo regionale, indebolire in maniera autolesionistica dimenticando di avere una responsabilità forte che ci è stata data dal popolo e dalla gente di Basilicata anche al nostro interno non ci aiuta ad essere protagonisti della nuova Basilicata. Ci aiuta piuttosto ad essere elementi di retroguardia, persone che non lasceranno il segno nella storia di questa regione. Se mi consentite, lo dico ai colleghi del centro destra, il segno in questa regione vorremmo lasciarlo anche noi con le nostre piccole azioni, con le nostre piccole buone volontà, con il segno delle cose capaci da fare in un momento di crisi forte. Io credo che noi ce la possiamo fare e ce la possiamo fare con il coraggio e con il senso di responsabilità che è dentro di noi ma che spesso per ragioni di parte facciamo finta di non vedere.

Saremmo degli ingenui se omettessimo di ritenere che il peso di questa crisi  - ha affermato Pasquale Di Lorenzo del Gruppo misto – Pdl - possa essere alleviato con le sole proposte rapide messe in campo ma non senza un governo coeso, saldo, con grande capacità e spirito di servizio verso le istituzioni e verso la nostra regione, governo che invece qui non c’è. Ci sono solo atti di fiducia, di speranza da parte della sua maggioranza. Ecco perché per primi abbiamo lanciato la necessità di un governo di salute pubblica, temporaneo, istituzionale, che venga a chiedere al consiglio regionale di metterci intorno a un tavolo, abbandonare il teatrino della politica, individuare i provvedimenti urgenti, votarli e aprire la strada alle urne. La nostra azione dimostrativa qualcuno l’ha criticata, ma è un’azione dimostrativa pacifica, di occupazione pacifica e civile dell’aula di questi giorni. Abbiamo certamente contribuito a spazzare via, a indurvi a prendere atto delle vostre incapacità di andare avanti nel senso richiesto della delicatezza di un momento storico, anche se questa scelta di responsabilità non verrà accolta, attaccati come siete alle poltrone e al potere, tranne l’eccezioni che hanno avuto il coraggio di appalesarsi. Voglio concludere – ha detto ancora - non con una dotta citazione, con un richiamo ad episodi di piani che incrociano i momenti delicati della storia degli uomini e di questa Regione senza andare lontano, con una citazione dell’ex vicepresidente Folino. “La crisi richiede scelte strategiche, soprattutto autorevolezza, credibilità, richiede quella capacità di governo che a giudizio di vasta parte dell’opinione pubblica risulta essere molto limitata. Purtroppo i Governi regionali di questa legislatura hanno presentato un deficit di determinazione e di qualità di fronte allo scenario che si veniva delineando, in particolare nella capacità di costruire un progetto ed una visione nuova nella nostra regione. Devo responsabilmente ammettere che nell’ultimo periodo non c’è stato il cambio di passo e a questo si aggiungono l’estrema disarticolazione, litigiosità del centro sinistra lucano”.

E’ finita l’era dello sviluppo, è iniziata la stagione del declino e per contrastare questo oggi non si può che rispondere con un grande sforzo corale – ha detto Donato Salvatore del Partito Socialista nel suo intervento -  per evitare che il declino diventi decadenza, perché sarebbe devastante in una regione fragile come la nostra. Nell’affrontare e discutere questo tema, io vorrei sottrarmi ai ruoli prefissati in una commedia, maggioranza, opposizione, ma proverò ad indossare le vesti di chi ha una responsabilità di rappresentanza degli interessi e delle ansie e dei bisogni di questa Regione, a prescindere dalla sua collocazione, perché noi dobbiamo partire da una comune consapevolezz: che la crisi che si è abbattuta sulla Basilicata, certo non ha origini in Basilicata e che questa Regione può solo subire. C’è una crisi di dimensioni spaventose che si è abbattuta su questo paese e sulle sue imprese. Su ottantadue paesi l’Italia è al quarantesimo posto in termini di competitività. Questo è un dato negativo che pesa sulle nostre vicende. E’ evidente che  una realtà debole e fragile come la Basilicata è travolta da queste vicende. Deve esserci una precisa consapevolezza che le presenze autorevoli e importanti che si sono localizzate in Basilicata in questi ultimi anni e che oggi lasciano la Basilicata spesso rispondono a criteri imperscrutabili, perché spesso le proprietà di queste aziende  non hanno nemmeno una persona fisica ma sono fondi, sono interessi finanziari che modificano e vendono i loro assett in ragione dei propri interessi e dei risparmiatori, di coloro che gli hanno dato risorse. Dobbiamo provare a individuare nuovi obiettivi, a disegnare nuovi strumenti, come allocare le risorse pubbliche, operare verifiche, premiare e sanzionare i responsabili. Dobbiamo provare a snidare l’intermediazione politica e burocratica che impedisce un ruolo efficace dell’intervento pubblico. Dobbiamo provare ad affrontare il tema della burocrazia dello sviluppo locale, perché è nella crescita economica che ci sono le opportunità, che si favorisce la tolleranza della diversità. Questa non è una crisi di Giunta. Io non voglio discutere di questo, non mi appassiona più di tanto. E’ una crisi di sistema che è più profonda della narrazione che se ne fa sui giornali e i cui segni erano visibili già da mesi, se non da anni, in questa regione. Quando dico che il centro sinistra non ha avuto la capacità di fare i conti con sé stesso fino in fondo lo dico perché ha messo da parte e ha messo sotto il tappeto la polvere di un’analisi seria e coerente sul voto di Matera – ha rimarcato - su che cosa si è prodotto in quella città e perché un pezzo di centro sinistra ha votato centro destra, perché continuo a pensare che Matera non è di centro destra ma lì un pezzo di centro sinistra ha ritenuto di reagire ad un assetto, ad un clima e ha fatto altre scelte. Il centro sinistra non ha fatto una seria autocritica su quella vicenda. Da lì parte – ha concluso Salvatore - la crescita della crisi del centro sinistra che ci porta a quella di oggi, la formazione anche di quell’esecutivo.

Oggi affrontiamo un problema che non era previsto affrontare e che viene di seguito alle dimissioni – ha detto Rosa Mastrosimone della Federazione dei popolari di centro - del vicepresidente Folino, però dobbiamo dirla tut: la crisi attuale dell’intero sistema politico non è nata oggi, e si può dire figlia delle scelte che sono state fatte a livello nazionale prima delle scorse politiche cosa che ha creato uno tsunami nel sistema partitico nazionale ed anche regionale. Molti di noi hanno assunto delle posizioni sempre conformemente alla propria posizione ideologica in qualche maniera per rappresentare non soltanto i propri elettori, ma anche tutti gli amici che hanno ritenuto e ritengono di condividere il progetto prossimo futuro. Ebbene la crisi attuale dell’intero sistema politico, quindi è nata fondamentalmente da un processo di delegittimazione dei partiti attraverso due vie, c’è stata la via del giustizialismo che ancora continua e poi il cambiamento di fatto del sistema elettorale. Ho sentito ed ho seguito il dibattito che c’è stato ieri nella direzione del partito democratico, laddove ci si interroga sul fatto che è appunto necessario rientrare in contatto con la società, con le comunità, perché altrimenti non si fa altro che fare antipolitica e non una nobile altra politica. La gente reclama la trasformazione dei partiti in realtà più aperte che dialogano con i ceti sociali capaci di creare opportunità partecipativa, reali, e la società non invoca l’abolizione dei partiti, ma invoca soprattutto il fatto che i partiti si trasformano a realtà aperte, invoca che i partiti siano rinnovati e che si impegnino per la formazione della classe dirigenti fuori dai circuiti clientelari, di occupazione del potere, restituendo solo in questo modo la politica ad un’opzione di contenuti, di confronti e di responsabilità. A nostro avviso è necessario ed urgente il superamento della politica della gestione di orti ed orticelli a cui restano pervicacemente abbarbicati alcuni, per pensare ad un progetto in grado di creare adesione, condivisione di lavoro e responsabilità in un filo conduttore che può e deve essere unico, partendo dalla gestione e dalla corresponsabilità dei nostri comuni, necessariamente passando attraverso un’analoga condivisione nelle Amministrazioni provinciali, per giungere ad una forte e condivisa azione politica e di governo nella nostra regione. Questo a mio avviso – ha concluso Mastrosimone - è l’unico modo per dare ai nostri concittadini la speranza di poter affrontare le sfide del futuro senza correre il rischio di cedere alle chimere ed alle effimere promesse di altri, per dare a noi le necessarie ragioni per continuare la nostra azione in questa direzione.

Noi stiamo assistendo a un dibattito provincialistico e autoreferenziale. Questa l’affermazione dl capogruppo del Partito democratico in seno all’Assemblea regione Erminio Restaino. Dell’autoreferenzialità della politica – ha detto - che pensa che ogni cosa succede sulla propria scrivania, perché sulla propria scrivania per non parlare della propria poltrona che è il luogo dove si gestiscono le cose che più ci starebbero a cuore. Se questo è il contesto e non mi confermo sui dati e sulla passione che il Presidente della Regione ha messo nel suo intervento e non solo in quello di questa mattina, ma sullo stesso intervento fatto qualche giorno fa dall’amico Folino in un dibattito in quest’Aula sulle crisi industriali. Se questo è il contesto, questa è la stessa crisi della quale si parla nel mondo. Questa è la stessa crisi della quale si discute a livello nazionale. Ed è la stessa crisi alla quale si tenta di dare risposte, non voglio spostare il ragionamento sul governo Berlusconi per trovare scuse o allontanare il ragionamento, ma è la stessa crisi alla quale si tenta di dare risposte sul tavolo nazionale evocando parole chiave o slogan. C’è stato un silenzio supino. Siamo – ha rimarcato l’esponente piddino -  non alla capacità di governo, ma alla precondizione, cioè alla affidabilità non delle persone, ma che deriva anche visto che ci si cimenta sulla costruzione del partito democratico, che deriva anche dai percorsi anche della costruzione e della decisione politica che vi è nel PDL, non so se vi siano percorsi di costruzione della decisione politica nella casa delle Libertà che attengano molto alla democrazia e al rispetto dei territori.  Anche qui un silenzio supino su una questione importante sulla quale noi ci stiamo spendendo con iniziative sul territorio, per far comprendere fino in fondo quanto lo scippo di queste competenza, proprio sull’argomento più discusso in quest’aula che ha attraversato trasversalmente tutti gli interventi delle risorse naturali, proprio su questo argomento, uno scippo delle competenze ed un risposta supina e poi l’ultima piccolissima, una contitolarità della scelta, sanzionato e censurato dal TAR. Queste sono questioni che attengono alla difesa complessiva degli interessi della Basilicata. Noi sappiamo che per rispondere alla contingenza del prossimo anno, anno e mezzo, abbiamo bisogno di innalzare la qualità della nostra azione di Governo e politica. Non abbiamo bisogno di metterci la medaglia dei riformisti così, tutto quello che abbiamo fatto sono le precondizioni per costruire una Regione diversa che sappia resistere perché in questa Regione ogni raffreddore non diventi una polmonite Questo serve a costruire le condizioni istituzionali e di Governo per rispondere al meglio alle sfide del federalismo – ha concluso Restaino - ed anche alle sfide di una crisi lunga e quindi innalzare l’azione politica e di governo.

 

 

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