Venerdì, 10 Ottobre 2008 00:00

LA CADUTA DEL VALORE E DEL MERITO

Rare volte cediamo questo spazio ad altro che non sia la nostra personale produzione di considerazioni. Così facemmo con la nota relativa alle accise sulla benzina italiana, così facciamo per questo non confortante, ma arguto e puntuale articolo di Paolo Albano, lucano, comunicatore di razza, attualmente presidente del Nucleo di valutazione della Regione Basilicata. Caduta delle borse, il mercato sparito in un soffio, l’economia occidentale che abbassa la testa. Tutto è finito e così le mani hanno smesso di passarsi virtualmente fogli di moneta che si accumulavano nei conti di tanti soffiatori di fumo. Si può crescere e svilupparsi solo sul consumo? La parola stessa lo dice. Si può costruire il futuro su qualcosa che si getta, si frantuma, svanisce?

Rare volte cediamo questo spazio ad altro che non sia la nostra personale produzione di considerazioni. Così facemmo con la nota relativa alle accise sulla benzina italiana, così facciamo per questo non confortante, ma arguto e puntuale articolo di Paolo Albano, lucano, comunicatore di razza, attualmente presidente del Nucleo di valutazione della Regione Basilicata. Giesse.

LA CADUTA DEL VALORE E DEL MERITO

 

Caduta delle borse, il mercato sparito in un soffio, l’economia occidentale che abbassa la testa. Tutto è finito e così le mani hanno smesso di passarsi virtualmente fogli di moneta che si accumulavano nei conti di tanti soffiatori di fumo.  Si può crescere e svilupparsi solo sul consumo? La parola stessa lo dice. Si può costruire il futuro  su qualcosa che si getta,  si frantuma, svanisce? Quanto poteva durare un’economia così? Ma chi si credeva di essere? E così nel tempo i valori sui quali si sono fatte le storie di popoli che hanno creato meraviglie, costruzioni impossibili grazie solo alla creatività degli uomini, sono mutati, si sono impoveriti, non hanno tremato più. E la creatività è stata via via affossata, prima  è vissuta di rendita, poi ha cominciato a ripetersi, e ancora, ha scopiazzato e infine, si è rifugiata in un angolo colpita a morte. E così l’apparenza ha fatto il suo ingresso, ha cercato in giro e ha deciso che per i suoi scopi doveva rintracciare  uomini mediocri, esecutori del progresso a tutti i costi, balbettatori della nuova frontiera  della volgarità più assoluta  (quella che nasce dalla mancanza di rispetto degli altri) dei  tatticismi e del cinismo prevaricante. E così nel tempo sono nati nuovi valori (si fa per dire) successo, successo, successo, nuove categorie, vincenti e perdenti, nuove misure, abbasso il riconoscimento del valore dell’altro e della differenza, e l’omologazione, maritatasi con l’apparenza, si è fatta avanti tronfia con appresso scintille sfavillanti. Non più persone ma consumatori, non più luoghi ma siti, non più ragioni storiche, ma  ragioni economiche. Nuovi connotati, nuove identità e le impronte digitali degli uomini hanno smascherato l’incapacità di accogliere, di ascoltare. E così gli emarginati e i poveri sono diventati  un gioco di società per i paesi ricchi che ogni tanto si sciacquano i rimasugli di anima con la raccolta di fondi di beneficenza,  riempiendo le loro parole di effetti speciali chiamandole “solidarietà”. Questo è accaduto e  accade dappertutto, in ogni luogo, in ogni piccolo luogo:  dove si consumano piccoli affari, quotidiani di sopraffazione,  dove la mediocrità ha le condizioni per esprimersi al meglio, dove la mancanza del merito diventa una scelta ideologica, non un errore che può capitare. Vogliamo risollevarci, vogliamo restituire ai consumatori la dignità delle persone, ai siti la meraviglia dei luoghi, vogliamo riappropriarci delle storie, dei gesti di una comunità e del suo territorio senza i quali non c’è futuro? E’ possibile ma è necessario che “avvengano scandali”.  Che avvenga lo scandalo che ci suggerisce il cardinale Martini “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo. Occorre un vero rinnovamento della mente” . Che l’apparenza e l’omologazione  siano mandati in un’isola solitaria dove potranno pavoneggiarsi a godimento dei nuovi turisti che li andranno a vedere da lontano per non dimenticare. Che gli uomini e le donne, le persone, abbiano le condizioni per pensare, creare di nuovo, guidare e proporre e praticare relazioni virtuose e che gli uomini e le donne, le persone, si riconoscano per quello che sono, per quello che possono fare. Chi guida, chi governa, chi concretizza. Fra costoro anche i mediocri non restano tali. Il paradigma del merito e del dare valore non può che nascere da qui, non può che nascere da questa consapevolezza. A noi interessa il Sud,  luogo dove esistono ancora dei pazzi con un sacco sulle spalle dove  si sono rifugiati pezzetti di dignità, bustine di creatività e la follia dell’incontro con l’altro tra ninnoli rubati per strada, bottiglie di vino per ubriacarsi e rimasugli di storie per non dimenticare. Nel Sud vive e prospera e tuttavia non fa prosperare, la pubblica amministrazione locale. Ebbene ciò che dovrebbe sorprendere e fare scandalo è un governo locale che decide di cancellare quella che incombe sulle nostre teste a frenare, a inciuciare, a non progettare, a impedire sviluppo. Ciò che deve fare scandalo è la fine della degenerazione della politica che sceglie per appartenenza per patti a futura memoria e mai per competenza. Alla parola merito scattano i punti a perdere di chi osi proporlo. Cio che deve fare scandalo è la fine  della burocrazia che la serve, è la fine della distorsione che ne deriva del processo di selezione della dirigenza pubblica.  E allora basta con il pizzo del consenso, basta con questa dirigenza senza classe e basta subire le conseguenze.  Evviva la paura, motore di ogni cambiamento, radice di ogni fallimento, quella che d’un tratto, eccola lì, ci consegna il coraggio e una speranza che non si dispera più.

 

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