Mercoledì, 02 Febbraio 2011 07:14

LA POLITICA DELLO SCANDALO

“La politica delle parole, la politica delle opinioni, la politica della corruzione e dell’imbroglio, la politica dello scandalo”. Lo sostiene il consigliere regionale dell’Idv, Nicola Benedetto il quale sottolinea come “la ‘questione morale’ sia uno dei problemi irrisolti nel nostro paese. E’ un dato storico che designa una stagione, quella degli anni novanta, caratterizzata da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell'economia e delle istituzioni italiane”.

 “Le indagini – prosegue Benedetto - portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. Si confermò la crisi dei partiti tradizionali: la Dc e il Psi persero ciascuno circa la metà dei voti. Le inchieste proseguirono e si estesero in tutta Italia, offrendo un panorama di corruzione diffusa dal quale nessun settore della politica nazionale o locale appariva immune. Politici e imprenditori di primissimo piano furono inquisiti e travolti da una ‘pioggia di avvisi di garanzia’”. “La conseguenza di tutto ciò – aggiunge il consigliere - è stato il ‘berlusconismo’, ed oggi, invece, di parlare di economia dobbiamo subire il Ruby-gate, invece di affrontare i problemi delle aziende italiane e il loro posizionamento nel mercato globale ci si divide sui diritti dei lavori, giusti e legittimi, ma di che diritti si potrà parlare a cancelli chiusi? Dietro un cancello chiuso c’è solo la disperazione di un lavoratore che ha perso il lavoro, c’è un famiglia che va al di sotto della soglia di povertà, c’è un paese che indietreggia invece di avanzare verso il futuro. Anche in questo caso non si pone l’attenzione al problema reale: la Fiat, o altre aziende italiane non diventeranno più competitive se fra datore di lavoro e operaio si raggiungono i livelli sindacali più all’avanguardia. Non è concentrandosi sui problemi interni che le aziende sopravvivono ma è sul fronte del know now cioè di tutto quello che l’azienda ha acquisito nel tempo che si fronteggia la crisi perché uno dei valori della globalizzazione è la competitività”. “E’ la nostra storia – sottolinea Benedetto - una storia che il nostro paese si porta ancora dentro e che, nonostante le inchieste, cammina silenziosa e come un tarlo invisibile lascia grandi ‘vuoti’ nel cittadino ormai disilluso. La lentezza della giustizia non aiuta e, spesso, gli scandali più eclatanti finiscono in bolle di sapone. Il ricambio in politica è stato lento e il ‘nuovo’ non ha sostituito ma ha, piuttosto, nascosto il ‘vecchio’”. “Il mio voto contro la commissione d’inchiesta nei confronti delle assunzioni negli enti regionali – continua il consigliere - è motivato dalla profonda convinzione che un tale organismo, che pur avrebbe potuto far emergere illegalità, avrebbe impegnato parte di noi consiglieri ad occuparci di un problema adesso meno importante ed urgente di quelli legati allo sviluppo che non decolla, alla povertà che aumenta, alla qualità della vita che peggiora per tutti producendo disagi sociali e difficoltà diffuse soprattutto per la nostra regione. Abbiamo ricevuto un mandato dagli elettori per occuparci del loro benessere e del benessere del territorio. La fiducia dell’elettore non va tradita quando si fanno delle assunzioni o si indicono dei concorsi, assicurando commissioni d’esame incorruttibili, esaminatori giusti, graduatorie oneste corrispondenti ai reali punteggi dei candidati. Questa è una politica intransigente, una politica unita per l’onesta e la legalità contro il malaffare e la corruzione”. “Il resto delle risorse e delle energie della ‘politica’ – conclude il consigliere - deve essere speso a favore di un programmazione efficiente, di progetti credibili, di impegno sociale. E che ognuno faccia il proprio mestiere. Lì dove c’è una denuncia, le commissioni d’inchiesta lasciamole fare alla magistratura”.

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